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Quattro attori che preparano a Parigi Piano Piano dolce Carlotta regia di Sebastiano Mancuso

PARIGI – Dopo il successo di critica e di pubblico della tournée italo francese dello spettacolo “Che fine ha fatto Baby Jane” gli attori Elmo Ler, Loriana Rosto, Antonella Scornavacca con la new entry Gaetano Festinese diretti da Sebastiano Mancuso ritorneranno nuovamente nella loro Catania per dare il via ad una nuova pièce “Piano… piano, dolce Carlotta” di Henry Farrell, capolavoro del cinema americano, che prossimamente debutterà del 30 e 31 marzo sul palco del Musco. Sono a Parigi mentre provano lo spettacolo gli abbiamo chiesto di parlare di sé stessi e del loro modo di intendere il teatro.

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LORIANA ROSTO

Vita e miracoli in breve …  beh una vita come le altre, o meglio una vita come gli altri che hanno scelto questo mestiere: una vita di no, di attese, di forse … una vita di studio, di approfondimento, una vita che gioca con altre vite ma soprattutto una vita che si prende quello che vuole senza aspettare il “miracolo”. Il teatro è parte di me, sono legata ad esso visceralmente, del resto me lo porto dentro da quando sono bambina (mi ricordo che già dalle scuole elementari facevo tutti i laboratori inerenti ad esso) crescendo la voglia di studiare si è evoluta in voglia di fare questo lavoro seriamente, di dedicarmi ad esso. Nella mia testa nascono, si evolvono progetti su progetti che il più delle volte non vanno in porto, ma questo non ha importanza, è essenziale che la mia mente rimanga attiva, appigliata a qualcosa che mi possa dare la possibilità di creare.

Sono legata a tutti i miei spettacoli perché ognuno di essi mi ha aiutato a crescere in un modo o nell’altro, non nego che alcuni sono stati più desiderati e sofferti rispetto ad altri, ma se proprio dovessi fare una cernita sicuramente sceglierei quelli che considero essere stati dei punti cruciali per la mia piccola carriera. Quindi sicuramente da annoverare tra questi: “Il berretto a sonagli“ di Luigi Pirandello per la regia di Costantino Carrozza, poiché è stato il mio debutto a livello artistico e professionale. “Le mura del silenzio, ovvero la casa di Bernarda Alba” prima radice di quello che poi sarebbe diventato il nostro “Absinthe”. Sono legata anche a spettacoli come “Donne di Mafia” e “Novembre” per la regia di Gianni Scuto perché sono stati per vari motivi i primi ingranaggi che hanno sbloccato un tragitto all’inizio inconsapevole) che mi avrebbe e che mi ha portato a Parigi con lo spettacolo, ed ecco l’altro a cui sono legata, “Che fine ha fatto Baby Jane?” Per la regia di Sebastiano Mancuso.

Questo ad oggi è lo spettacolo che amo di più e che ci ha dato molte soddisfazioni. L’alchimia creatosi tra noi attori e il regista è qualcosa di unico e speciale. Io credo che il rapporto tra colleghi e il regista sia qualcosa di importante poiché lo spettacolo subisce questi rapporti, queste vibrazioni che si vengono a creare che, ci tengo a precisare, non portano alla riuscita o meno dello spettacolo in sé, ma essendo composto anzitutto da anime lo segnano inevitabilmente.  Sebastiano è un regista che sa esattamente quello che vuole, si focalizza su un obiettivo e ti aiuta a raggiungerlo lasciandoti libero di creare e costruire. La creazione del personaggio, per quanto mi riguarda, è sempre una fase un po’ sofferta perché vorrei dare sempre di più, non sono mai contenta al 100% di me stessa. Quando inizio a costruire il mio personaggio parto da lui poiché ritengo che ci sia differenza tra l’attore ed il personaggio che si interpreta ciò non toglie che bisogna imbottirlo di sentimenti ed emozioni che provengono dalle proprie esperienze. Generalmente preferisco cimentarmi in personaggi molto lontani da quello che è il mio essere… Come sicuramente avrà detto qualcuno prima di me: sono me stessa tutti i giorni sai che noia dover essere me stessa anche sul palco!

Attualmente vivo a Parigi. Mi sono trasferita in questa città da un anno. Non avevo mai considerato, e non la considero nemmeno adesso la città della mia vita o la città in cui vivrò per sempre, però la considero un buon albero da cui coglierne i frutti, una possibilità in più. Del resto è risaputo che Parigi e l’arte camminano “a braccetto” attraverso questi lunghi viali ricchi di luci e di cafè. Attualmente sto approfondendo i miei studi, iniziati a Catania, presso un’accademia di arte drammatica e questa credo sia una delle mie virtù: la voglia di studiare sempre, apprendere cose nuove, arricchirmi. Uno dei miei vizi? Sono molto superstiziosa, troppo. Sono la classica persona che se cade il copione a terra lo batte tre volte, il viola … vabbè che te lo dico a fare …

Sempre per superstizione non amo molto parlare dei Prossimi progetti, ma chiudendo un occhio e anticipando qualcosa posso dire che stiamo lavorando su una nuova produzione Italo-francese sempre con il nostro Sebastiano che reputo un’ottima persona con pregi e difetti senza dubbio, ma una persona molto empatica, modesta e di talento. Io credo molto in lui.

 

ELMO LER

Non amo ricordare un mio spettacolo in particolare perché ognuno mi è servito, se non ho ottenuto nulla artisticamente, l’ho ottenuto umanamente. La missione, il fil rouge per me, è sempre l’istinto dunque non posso sapere in anticipo dove vado a parare, poi smusso, studio e lavoro quello che mi sono suggerito.

Il teatro è intrattenimento perché in fondo anche il pensiero e la riflessione lo sono.

Lo scambio di idee e di conseguenza la contrattazione con il regista o con un collega, è la parte più importante della preparazione di uno spettacolo. Come si potrebbe creare se l’attore fosse solo un automa? L’attore ha il diritto, e deve prenderselo, di proporre perché non è una tela sulla quale il regista può autoritrarsi. Ciò nonostante la fiducia riposta nella persona che deve dirigerti è fondamentale per produrre.

C’è assolutamente differenza tra l’attore e il personaggio perché sul palcoscenico è l’attore a dirigere il gioco, il personaggio che interpreta è come una creatura appena nata che ha un costante bisogno del genitore. Ho sempre fatto su giù tra l’Italia e Parigi, credo di averci vissuto in una vita precedente perché vi sento un amore quasi viscerale. Parigi è la città che mi ha permesso di studiare, di studiarmi e che mi ha accolto. Vivo in pianta stabile qui ed è in questa città che ho voluto costruire il mio essere uomo e attore.

Un vizio? Investigo troppo.

Una virtù? Sono un buon ascoltatore.

Sebastiano è un regista che sa ascoltare e come venire incontro all’attore senza dimenticare il suo obiettivo. Il mio prossimo progetto è quello di continuare a crescere che è già un lavoro piuttosto impegnativo.

 

ANTONELLA SCORNAVACCA

Io  sono Antonella Scornavacca, nata con la passione per l’arte in genere, dipingo, faccio scultura, amo la musica classica e sono un’attrice. Arte è la mia parola d’ordine, diplomata all’accademia d’arte drammatica del Teatro Stabile di Catania ho avuto la grande fortuna di avere come insegnante di recitazione il grande Giuseppe Di Martino e tanti altri docenti di grande spessore. Con la sua regia ho lavorato in diversi spettacoli in primis Pipino il Breve alla Biennale di Venezia, con Armando Pugliese ho portato in scena uno Shakespeare “Molto rumore per nulla” dove ho avuto il privilegio di lavorare con Giulio Brogi. Il grande Mario Giusti mi affidò per la Rai uno spettacolo radiofonico sul teatro, esperienza meravigliosa. Sono stata Mimi in una indimenticabile e molto discussa Bohème diretta da Gianni Scuto, con lui diverse pièce come “l’ABC della guerra”, ho lavorato con Carla Calò e Regina Bianchi in un Ippolito diretto da Ivano Staccioli, con la regia di Costantino Carrozza “Il berretto a sonagli” e “Le allegre comari di Windsor”, un affascinante “Servo di scena” con la regia di un esordiente e validissimo Sebastiano Mancuso, oggi nostro regista. Con lui “Che fine ha fatto Baby Jane” spettacolo di grande successo, con Giuseppe Di Pasquale, uomo colto e di grande spessore registico, sto portando in scena “La Creatura del desiderio” di Andrea Camilleri. Essere attrice è diverso da fare l’attrice, io mi sento di esserlo e faccio il mio lavoro come se ogni volta che mi propongono una parte, fosse per me un regalo prezioso. Il teatro è l’essenza del mio essere, io non recito per me ma per la gioia di riuscire a dare voce ad un personaggio scritto, ogni volta è come una nascita, dalla scrittura… la magia della voce e del movimento. Cos’è il teatro? Un dono magico di mille vite! A capo c’è lui: il regista, e tutto è più semplice se si instaura un filo di intesa e complicità.

 

GAETANO FESTINESE

Io  sono Gaetano Festinese, sono nato a Napoli, ma da sedici anni vivo a Parigi, che oggi considero la mia città. Perché Parigi? Beh credo che sia una città dove l’arte e la bellezza ti circondano dovunque e sebbene inizialmente non ti accoglie a braccia aperte, una volta conquistata, è difficile lasciarla. Mi sono avvicinato al teatro non più giovanissimo e da allora la recitazione è diventata un’esigenza.

Ho studiato al Cours Florent di Parigi e faccio parte del Paris Meisner Studio.

Ho lavorato al teatro con il regista francese Marc Quentin sulle commedie «Sit Com» e «Les colocs» e davanti alla camera per giovani registi quali François Le Guen et Anthony Oliva.

Per me è fondamentale l’impatto che l’arte ha sul grande pubblico e credo che questa sia una vera responsabilità per l’artista. Sono tendenzialmente molto disponibile ad una buona direzione, ma credo che lo scambio e poi l’incontro siano elementi chiave del processo creativo. Credo che ci sia differenza tra l’attore ed il personaggio nel senso in cui nella maggior parte dei casi non farei mai quello che i miei personaggi fanno, ma credo che la chiave stia nel trovare comunque dentro di me ciò che mi spingerebbe ad agire in un certo modo e trovo che alcuni personaggi lasciano il segno. Conosco ancora molto poco Sebastiano Mancuso, ma sono già affascinato dalla sua visione e la sua scaltrezza nel saperla restituire. Un mio vizio potrebbe essere quello di essere a volte un po’ severo con me stesso mentre una virtù quella di tendere a creare armonia intorno a me.

 

 

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Susanna Basile
Susanna Basilehttp://www.susannabasile.it
Susanna Basile Assistente di redazione Psicologa e sessuologa
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