CATANIA – Francisco Cantù venerdì 17 maggio, alle ore 20:30, presso 2LAB – Piazza Cardinale Pappalardo (ex Duca di Genova) 23, Catania – contenitore di scambio e condivisione, idee e progetti che scelgono la via dell’acceso ai beni artistici e culturali più che del possesso – presenta il suo libro “Solo un fiume a separarci. Dispacci dalla frontiera” (Minimum fax, traduzione di Fabrizio Coppola, pp. 300). Un vero e proprio excursus sull’emigrazione, un approfondimento meta-sociologico sui confini e le frontiere che girovaga tra i poveri resti di esistenze anonime e nazionalismi variegati che evidenziano la perfetta inutilità e pericolosità delle politiche per la separazione delle famiglie adottate al confine. Vedi ns. approfondimento. Tra la presentazione vera e propria del libro, la proiezione del video “The last barrier“ di Mattia Stompo e i dialoghi con l’autore di Giuseppe Lorenti presidente dell’associazione culturale “Leggo. Presente indicativo” e il prof. Guido Nicolosi, presidente del corso di laurea magistrale in Sociologia delle reti, dell’informazione e dell’innovazione istituito presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli studi di Catania, c’è la possibilità di conoscere una realtà ormai in triste espansione: l’inutile ignorante e disumana mancanza di empatia verso i meno fortunati e gli immigrati, che si sta manifestando in parte, in una sorta di etnotribalismo xenofobo. Presente tra le altre cose, la Fondazione Xenagòs – in greco, guida dello straniero – che ha sede a Catania e sede strumentale a Roma la quale esplica le proprie finalità di solidarietà sociale impegnandosi nella ricerca, nello studio e nell’elaborazione di proposte e soluzioni relative ai fenomeni legati all’integrazione sociale, abitativa e sanitaria e all’immigrazione nel suo complesso, sia in Italia che in ambito europeo e internazionale, al fine di promulgare all’estero nuovi modelli di welfare state e favorire lo sviluppo socioeconomico dei paesi terzi, in particolare dei paesi di origine dei migranti.
INGRESSO GRATUITO.
L’autore:
ha lavorato come agente della polizia di frontiera degli Stati Uniti dal 2008 al 2012, nei deserti dell’Arizona, del New Mexico e del Texas. È stato insignito del Pushcart Prize e del Whiting Award nel 2017. I suoi lavori sono stati pubblicati su Best American Essays, Harper’s, n+1, Orion e Guernica. Vive a Tucson, in Arizona.
Il libro:
pronipote di immigrati, messicano di origine ma americano di nazionalità, Francisco Cantú si potrebbe considerare un esempio di perfetta integrazione. Laureato in diritto internazionale, borsista Fulbright, traduttore, sembrava avviato a una brillante carriera come giornalista e studioso. Finché un giorno, sfidando le paure e le perplessità della sua famiglia, ha deciso di iscriversi all’Accademia di polizia per diventare una guardia di frontiera, convinto che, per capire fino in fondo il fenomeno dei flussi migratori e le storie di ordinaria e straordinaria umanità che lo sottendono, non bastassero i libri, i manuali o le statistiche, ma fosse necessario vedere le cose in prima persona.
Sono proprio gli incontri con i nuovi «dannati della terra» che Cantú racconta in Solo un fiume a separarci: i suoi «dispacci dalla frontiera», pubblicati per la prima volta nel febbraio 2018, mentre l’amministrazione Trump rilanciava con insistenza il progetto di un muro tra Stati Uniti e Messico, hanno suscitato clamore e un dibattito appassionato, che ha portato il libro alle prime posizioni nella classifica dei bestseller. (Info: Minimum fax editore)
Al 2LAB presentazione del libro “Solo un fiume a separarci – Dispacci dalla frontiera”
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