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Ponte Morandi Cozzi (ex procuratore Genova): ‘Con riforma Cartabia altri disastri resteranno impuniti’

“Sono assolutamente contrario alla riforma Cartabia sull’improcedibilità. E mi preoccupano le sue conseguenze. Non tanto per il Ponte Morandi, al cui caso in teoria non si applicherà, ma per i disastri che verranno o quelli già avvenuti, come il Mottarone. Su vicende così complesse l’Italia rischia di non essere più in condizioni di dare risposte, né giustizia” - afferma Cozzi

“Sono assolutamente contrario alla riforma Cartabia sull’improcedibilità. E mi preoccupano le sue conseguenze. Non tanto per il Ponte Morandi, al cui caso in teoria non si applicherà, ma per i disastri che verranno o quelli già avvenuti, come il Mottarone. Su vicende così complesse l’Italia rischia di non essere più in condizioni di dare risposte, né giustizia”. Così in un’intervista al quotidiano ‘Il Fatto Quotidiano’, l’ex procuratore di Genova Francesco Cozzi che ha coordinato l’inchiesta sul crollo fino a quando è andato in pensione nel luglio 2021 e domani sarà alla quarta commemorazione della strage.

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L’improcedibilità potrebbe essere retroattiva?. “Allo stato la legge è quella. Poi sono sempre possibili acrobazie o interpretazioni costituzionali diverse. Certo, chi le proporrà se ne prenderà la responsabilità civile e morale. – aggiunge Cozzi – Il problema è un altro. Che comunque si applicherà agli stessi reati commessi dopo il 2020. Avevamo raddoppiato i termini di prescrizione per i grandi reati colposi provocati dall’incuria. Adesso abbiamo un arbitro che a metà partita potrà dire che non si gioca più. È assurdo. Nessun sistema al mondo funziona così. Bisogna intervenire se c’è inerzia dei giudici, non se i reati sono complessi da accertare. Con una nuova perizia o la riapertura del dibattimento in appello un processo simile salta”.

“Sono contrario al ruolo di supplenza della magistratura, sono per la separazione dei poteri. È innegabile, però, che alcuni problemi ci sono piovuti addosso. – spiega Cozzi – Mentre indagavamo sul crollo di un ponte ci siamo accorti di altri viadotti a rischio. Poi sono crollate due tonnellate e mezzo di cemento da una galleria e solo per un caso non hanno ucciso nessuno. Infine, abbiamo scoperto chilometri di barriere pericolanti. Cosa dovevamo fare, girarci dall’altra parte? Abbiamo sollecitato il Mit e la nuova gestione di Aspi, e l’impressione è che qualcosa è cambiato”.

 

 

“L’anniversario del ponte Morandi è un monito. Il Morandi sta sullo stesso piano di altre stragi da non dimenticare come il Vajont, Sarno o Stava. – evidenzia Cozzi – L’Italia ha una scarsa cultura della manutenzione e della sicurezza”. Per quanto riguarda l’inchiesta Cozzi afferma che “nel patteggiamento di Aspi, 30 milioni di euro, è riconosciuto che la rete era un cantiere permanente, e dunque l’aggravante dell ’incidente su luogo di lavoro. È un fatto che responsabilizzerà ogni futuro gestore”.

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