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L’augurio per il 2023 è il World Wide Web ed una corretta informazione

Per prevenire la caduta nel dark web dei giovanissimi occorre una concessione consapevole e matura degli strumenti informatici, con costante monitoraggio di un adulto, una vera e propria educazione informatica

Il filosofo inglese Edward Burman affermava : “Internet sembra offrire una connettività globale senza tempo: la homepage è sempre accesa, anche quando il suo proprietario dorme”.
La potenza del web nasconde veri e propri buchi neri nei quali si può cadere senza esercitar consapevolezza.
E’ la rete oscura, il “dark web”, dove si ritrova libera violenza e sopraffazioni senza filtri, dove la pedopornografia, gli stupri in tempo reale, le istruzioni per costruire bombe ed armi sono solo il male minore.  E’ l’orrore della “black list”, siti informatici facilmente accessibili a tutti gli utenti anche e soprattutto i minori. E’ una lotta tra il male (oscuro e non identificato e/o identificabile) e il bene, rappresentato dalla Polizia Postale e delle Telecomunicazioni che tenta disperatamente di oscurare la vita di questi siti, ma con scarso successo: il dark web rigenera i suoi tentacoli espressivi incessantemente in altri nuovi spazi della rete.
E la malattia del millennio del web è “la sindrome della rete oscura” che si infiltra nelle menti degli utenti, soprattutto dei minori, con un forte potere morbosamente attrattivo ed emulativo dei fenomeni devianti e criminali che la popolano, costituendo, pertanto, una  vera e propria sottocultura criminale minorile.

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Così Marco (nome di fantasia) pochi giorni fa è caduto giù dal sesto piano di casa sua mentre i suoi genitori guardavano la tv in salotto. Nel suo cellulare numerosi filmati di giovani come lui che spinti da una forza oscura, emulativa, un vortice che ritorna al dark web, sfidavano l’equilibrio umano in una passeggiata sulla balaustra del balcone senza protezione alcuna. E poi c’è stato Luigi, che ignaro di quanto di lì a poco gli sarebbe accaduto, assecondava due compagni che gli chiedevano di fare un saltello: all’atterraggio però, i compagni eseguivano un contemporaneo sgambetto ed il giovane cadeva all’indietro sbattendo la testa al suolo senza mai più risvegliarsi. E che dire di Lucia, piccola 15enne attirata in una dimora con la promessa di un cellulare nuovo,  e stuprata per ore mentre il video in tempo reale (diretta dark) veniva trasmesso sul web riproducendosi infinitamente?

E’ l’operazione a cascata: l’emulazione è solo una parte del dramma; è il passaggio infinitesimale dell’informazione, della richiesta della “prova di coraggio”, della partecipazione al gioco, della “ricerca senza limiti del superamento del  limite stesso”, a livello globale, da qualunque parte del mondo ed in tutto il mondo, contemporaneamente, giorno e notte.

In questi meccanismi performanti, come si legge sul sito della Polizia Penitenziaria Italiana, esiste un “chatto formatore”, un informatore/ideatore del gioco che struttura i minori, “chatto formati”, a seguire le sue indicazioni, prodromiche alla realizzazione di ipotesi di reato o di giochi mortali; i minori adescati, a loro volta, stimolati dall’accattivante dialettica con il chatto formatore, ne vengono del tutto obnubilati, risucchiati, deviati, lobotomizzati. E così assistiamo dal cyberbullismo , alle violenze, al terrorismo, tanto per citare solo taluni esempi. Il dark web diviene un mezzo di “facilitazione alla comunicazione di un’idea deviante-criminale” che solo apparentemente sorge nella mente dell’adolescente in modo autonomo, mentre invero a generarla è un vero e proprio “chatto formatore” , cioè il creatore di questa inquietante idea, senza che il minore ne abbia consapevolezza alcuna.

Come si legge ancora sul sito della Polizia Penitenziaria, “la sindrome della rete oscura diventa concausa principale della devianza-criminalità minorile, allargandosi poi  alla induzione di una vera e propria sottocultura informatica criminale, facilitata dalla realizzazione della precitata “disumanità” della rete, ulteriore  causa scatenante- costituita da una forma multipla di interazioni simboliche virtuali “chatto-web- formate”- a cui , talora, si possono collegare strettamente altri fattori di origine psicologica (mancanze affettive derivanti dalla famiglia di origine, depressione, disgregazione mentale da uso di stupefacenti o di alcol) e sociale (mancata integrazione scolastica, conflitti culturali ecc.)”.

Ed è sempre nella rete che hanno vita anche numerosissimi videogiochi con capacità di indurre emulazione nella vita reale da parte degli utenti adolescenti (come i casi citati)  che ne hanno prodotto la morte, e definiti dalla Polizia Postale proprio come “giochi della morte”. Non possiamo certo dimenticare, nel 2017, il videogioco mortale, di provenienza russa, denominato balena blu (“Blue Whale”), ove  il partecipante, rapito nella spirale di una sfida violenta  della durata di cinquanta giorni, da trascorrere con una prova di coraggio giornaliera (quale tagliarsi le vene o auto-flagellarsi), rimane avviluppato in una manipolazione inquietante che vede, allo scadere dell’ultimo giorno, il realizzarsi dell’evento morte quando il giocatore, come prova estrema, si butta giù nel vuoto dall’alto di  un palazzo nella convinzione di poter volare, di onnipotenza.

Innumerevoli i suicidi registrati nel mondo a causa del citato videogioco. Poi, sul social cinese Tik-Tok  è comparso il videogioco dell’orrore denominato “sfida dell’oscuramento” (“Blackout Challenge”) , che mostra una gara inquietante fra due persone che devono resistere il più a lungo possibile senza respiro per vincerla, mentre si filmano con indosso un nastro adesivo trasparente che occlude naso e bocca o si stringono il collo con un laccio impedendo la respirazione. Per partecipare a siffatto gioco, il 20 gennaio 2020, a Palermo, una bimba di 10 anni, si sarebbe stretta una cintura al collo, finendo tragicamente la sua breve vita. Alla piccola ha fatto seguito pochi giorni dopo un minore di Bari. Solo dopo queste morti,  il Garante per la Protezione dei Dati Personali  ha disposto il blocco di tutti gli utenti di Tik-Tok per i quali non sia stata accertata l’età superiore ai tredici anni, un limite troppo permissivo ed in ogni caso, facilmente eludibile.

 

I nostri giovani sono vulnerabili, incedono sulla loro amplificata esigenza imitativa e di accettazione da parte del gruppo, sono psicologicamente deboli, ed affettivamente poveri. Per prevenire la caduta nel dark web occorre una concessione consapevole e matura degli strumenti informatici, con costante monitoraggio di un adulto, una vera e propria educazione informatica, un sostegno familiare continuo, una  presenza educativa e genitoriale assistenziale e permeante, una scuola che struttura la cultura anche sulla prevenzione alla caduta nel vortice delle violenze e degli adescamenti della rete, dello sviluppo di sicurezze e consapevolezze personali dei nostri giovani condotti così a non necessitare l’emulazione oscura.

Infine, una nota alla differenza tra  “deep” e “dark web”:  è di qualche giorno  fa  la notizia che  i Carabinieri di Siena, dopo essere riusciti ad accedere – dietro pagamento in criptovalute, ed esattamente di bitcoin – a siti nascosti nel deep web, hanno scoperto l’esistenza di “stanze virtuali” ove gli spettatori, oltre ad assistere a violenze sessuali e torture, praticate in diretta, da adulti su minori, potevano anche interagire con gli aguzzini, richiedendo specifiche “sevizie” da applicare alle vittime, attraverso un sistema di dark market  delle sevizie, esercitato tramite bitcoin. Tra gli spettatori e i partecipanti, non solo adulti ma anche molti giovani ed adolescenti che avevano ben pensato di scaricare i video e diffonderli poi attraverso sistemi di messaggistica veloce,  come gruppi whatsapp, con una riproduzione inarrestabile nel tempo e nello spazio.  A tali contenuti, nel deep web, si accede spesso con un login, mentre nel dark web solo con particolari browser. Un nuovo mondo nel buco nero del web, contornato da bitcoin e criptovalute.

Ma ciò che crea maggior turbamento è osservare una diffusa inclinazione dei giovani alla violenza e ad una sessualità malata che diviene estremamente inquietante.

Pertanto, come augurio per il 2023 non posso che sperare in un’educazione degli adolescenti a godere della bellezza dell’informazione (corretta e non fake) del World Wide Web o Web di superficie, che ha sostituito biblioteche, atlanti e sussidiari, ma evitando con cura la caduta nel deep web e del dark web, con la costante, consapevole ed amorevole presenza di adulti attenti e preparati.
Buon 2023 a tutti voi.

 

Avv. Cettina Marcellino

Diritto della Persona, Relazioni Familiari e Minorenni

 

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Cettina Marcellino
Cettina Marcellino
"Consapevole della dignità della professione forense e della sua funzione sociale, mi impegno ad osservare con lealtà, onore e diligenza i doveri della professione di avvocato per i fini della giustizia ed a tutela dell'assistito [...]"
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