Il Vangelo chiama Giuseppe uomo giusto, come erano stati chiamati gli antichi patriarchi d’Israele. Nel linguaggio divenuto ormai tradizionale Giuseppe è chiamato padre putativo. Se da una parte questo titolo salvaguarda il concepimento verginale del Cristo, dall’altra non esprime pienamente il rapporto di paternità esistente tra Giuseppe e il Salvatore. Pio XII lo propone anche come esempio a tutti gli operai e fissa al primo maggio la festa di san Giuseppe lavoratore, che “nobilitò l’umana fatica, sorretto e allietato dalla convivenza di Gesù e Maria” ed “esercitando la sua arte con impegno e virtù mirabile, divenne maestro di lavoro a Cristo Signore che non disdegnò di essere detto figlio del carpentiere”.
“La famiglia modello esiste. Esistono mamme e papà uniti nel matrimonio cristiano, esistono mamme e papà uniti nel matrimonio civile, esistono mamme e papà conviventi. I figli di questi genitori hanno il pieno diritto di festeggiare, il 19 marzo, il papà, l’8 maggio, la mamma”. Così all’Adnkronos Suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche e Cavaliere al merito della Repubblica italiana commenta la notizia comparsa su alcuni giornali secondo la quale la direttrice della scuola dell’infanzia Florinda di Viareggio, abbia cancellato tutte le attività legate alla festa del papà a seguito di lamentele da parte di alcuni genitori.
“A mio avviso si tratta di una scelta francamente ideologica che, come tale, non genera libertà, anzi la soffoca. – sottolinea Suor Anna Monia Alfieri – Si tratta di cambiamenti cui la nostra società ci sta abituando: tuttavia un conto è affrontare i cambiamenti secondo impostazioni ideologiche, altro è affrontare il cambiamento gestendo tutte le dinamiche relazionali, emotive, intellettuali. O si affronta la complessità o la si affossa. Cancellare la festa del papà vuol dire affossarla. Ma affossare non è mai la strategia da scegliere perché lascia strascichi di risentimento e di rivendicazione. Invito allora chi lavora nel campo educativo ad avere il coraggio della complessità che va di pari passo con il coraggio dell’intelletto e del cuore, oltre ogni parvenza di facciata e di perbenismo”.