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Recensione mostra Linda Randazzo “La carne e il sospiro”

Linda Randazzo è una delle pittrici più straordinarie che abbia mai conosciuto. Ma Linda non è solo pittrice. Ella è filosofa in sommo grado, come solo una donna può esserlo, centrata com’è sul lato osceno della speculazione più radicale, figlia di un mondo perduto e antico, privo di confini.
La sua personale tenuta a Palermo (contemporaneamente la sua Dite e la sua Gerusalemme) è “mostra-mostrum” del figurativo, scandaglio del dettaglio d’un’umanità vista con occhi anfibi e, durante i rari momenti di quiete, da specie contemplative d’estrazione lovecraftiana. I corpi e i volti di Linda Randazzo descrivono una poetica post-cristica della viseità, d’un’umanità che si fa dottrina per il tramite d’una sintesi cognitivo-sottrattiva nella delega messianica di visi e corpi.
Gli stessi oggetti, che pure interagiscono con l’antropomorfo nei quadri, sono rappresentazione animistica del pensiero dei sapiens, mai così carnalmente surreale, mai tanto brutalmente spirituale come in queste tele che paiono evocare contesti infernali e purgatoriali ottocenteschi che rimandano a Blake.
E così il cavallo dell’Apocalisse imperversa su Mondello, non visto dai bagnanti: egli si vendica a colpi di teglie di “anelletti al forno”, distorcendo la prospettiva e rendendo “ontologiche” le grasse donne al bagno, nobilitando il concetto stesso di “salvagente” che pare assurgere al ruolo di “corpo” più del corpo stesso che circuisce.
La Palermo di Linda Randazzo è innanzitutto corpo che, semmai, solo dopo si fa cemento, abusivismo, mafia. Sembra una rappresentazione locale del viaggio iniziatico di Jules Verne, un giro centripeto intorno al mondo delle smagliature e delle rughe, un viaggio senza tempo, da fermi, in cui si uniscono gli estremi d’una polarità assente. La pennellata di Linda non ha colore: è colore. Sembra quasi che questi quadri non abbiano avuto “scelta”, che si siano semplicemente “dati” alla contemplazione, che siano da sempre esistiti e che sempre esisteranno. Questo, alla fin fine,  è la pittura di Linda Randazzo: un atto ineluttabile.

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