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Viminale: “nel 2022 +12% donne uccise, +10% omicidi in famiglia”

In diminuzione omicidi commessi dal partner o ex partner (-17%) e numero relative vittime donne, trend in evidente crescita si registra per la violenza sessuale, cala revenge porn. Campania, la Sicilia e l’Emilia Romagna elevata incidenza dei maltrattamenti contro familiari e conviventi

Aumentano i casi di omicidio nel 2022 con 319 persone uccise ma il numero delle vittime donne cresce ancora di più (125) con un +12% rispetto al 2019. Anche in ambito familiare-affettivo, a una diminuzione dell’8% degli omicidi commessi, corrisponde un aumento del 10% di quelli con vittime di genere femminile. E’ quanto emerge dai dati sulle donne vittime di violenza elaborati dal Dipartimento della pubblica sicurezza-Direzione centrale della polizia criminale del Viminale.

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Nello stesso ambito, invece, risultano in diminuzione sia gli omicidi commessi dal partner o ex partner (-17%) sia il numero delle relative vittime donne che, da 68 del 2019 passano nell’anno appena trascorso a 61, con un decremento che si attesta al 10%.

Per quanto riguarda il tasso degli omicidi commessi nel 2022 rapportati alla popolazione residente emerge un tasso medio pari a 0,54 vittime (di entrambi i sessi), ma con un valore più elevato per il genere maschile (0,67) rispetto a quello femminile, che si attesta a 0,41. Il grafico che segue mostra il trend del numero degli omicidi commessi, decrescente fino al 2020, ma con un successivo costante incremento fino al 2022, anno che, comunque, fa registrare valori uguali a quelli del 2019.

 

L’azione di contrasto mostra, a partire dal 2020, una flessione della percentuale dei casi scoperti, con il minimo nel 2022: il decremento nell’ultimo anno fa comunque registrare una percentuale di casi scoperti pari all’86%. Gli omicidi con vittime di genere femminile evidenziano nel 2022 un incremento. Si tratta di un trend in aumento dal 2019, anno in cui erano state riscontrate 112 vittime donne, dato che poi cresce progressivamente e nel 2022 sale a 125, nonostante il numero di eventi complessivi (319) sia uguale per i due anni in esame: da un’incidenza che nel 2019 era del 35% si giunge nel 2022 al 39%. Approfondendo l’esame per il solo 2022, emerge che le donne vittime di omicidio costituiscono il 39% del totale; di queste, il 95% erano maggiorenni e il 78% italiane.

Focalizzando l’attenzione, in particolare, sull’ambito familiare-affettivo si evidenzia, invece, come, dal 2020, gli omicidi con vittime donne mostrino un costante incremento, a fronte di un trend discendente del dato complessivo. Nell’ambito familiare-affettivo si evidenzia, infatti, come nel 2022 la percentuale delle vittime donne si attesti al 74% dei casi (103 su 140). Inoltre si rileva come, tra le persone uccise dal partner o ex partner, la percentuale di donne raggiunga il 91% (61 su 67), mentre solo nel 9% dei casi le vittime sono uomini.

Considerando le sole donne uccise in ambito familiare-affettivo, le stesse sono vittime di partner o ex partner nel 59% dei casi (61 su 103). Numerosi anche i casi in cui risultano uccise per mano di genitori o figli (33%, 34 su 103), mentre è residuale il caso di omicidi commessi da altro parente (8%, 8 su 103). Per quanto attiene al modus operandi, negli omicidi volontari di donne avvenuti in ambito familiare-affettivo si rivela preminente l’uso di armi improprie o armi bianche, che ricorre in 49 casi; in 23 eventi sono state utilizzate armi da fuoco. Seguono le modalità di asfissia-soffocamento-strangolamento (16 omicidi), lesioni o percosse (14 eventi) e avvelenamento in un unico caso.

 

Un trend in evidente crescita si registra per la violenza sessuale, declinata in tutte le sue forme. Dal 2020, anno nel quale si è registrato il dato minore (4.497), l’incremento è stato significativo e si è attestato, nel 2022, a 5.991 eventi. Nell’ultimo anno resta invece sostanzialmente stabile l’efficacia dell’azione investigativa, con una percentuale di casi scoperti che si attesta al 61% (+4% sul 2021). E’ quanto emerge dai dati sulle donne vittime di violenza elaborati dal Dipartimento della pubblica sicurezza-Direzione centrale della polizia criminale del Viminale.
Nell’anno appena trascorso sono l’Emilia Romagna, la Liguria e il Trentino Alto Adige le regioni con la più elevata incidenza dei reati commessi, mentre Basilicata, Campania e Abruzzo evidenziano i valori d’incidenza più bassi.
L’esame delle vittime mostra, anche in questo caso, che quelle di genere femminile continuano a risultare predominanti, con il 91%; di queste il 71% sono maggiorenni e il 79% di nazionalità italiana.

 

Il numero dei reati del codice rosso commessi nel periodo 2019-2022 è andato progressivamente aumentando per il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso e per le violazione ai provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa; mentre per la costrizione o induzione al matrimonio e per la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, si registra un decremento nell’ultimo anno. E’ quanto emerge dai dati sulle donne vittime di violenza elaborati dal Dipartimento della pubblica sicurezza-Direzione centrale della polizia criminale del Viminale.

Per quanto riguarda i reati introdotti con il codice rosso l’incidenza delle vittime di genere femminile (dopo l’evidente decremento nell’anno 2020, caratterizzato dall’evolversi della pandemia da Covid-19), ha registrato valori che si attestano tra il 65 e il 96%, tranne che per la deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, i cui valori oscillano dal 23% del 2021 al 26% dell’anno successivo.

Si evidenzia inoltre un incremento dell’azione di contrasto per tutte le fattispecie fino al 2021, con un leggero decremento, nel 2022, sia per la costrizione o induzione al matrimonio (-14%) che per la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (-22%), che è, almeno in parte, coerente con la decrescita della specifica delittuosità.

 

Esaminando gli atti persecutori, il cosiddetto ‘stalking’, si rileva un trend crescente del numero di reati commessi sino al 2021 e un successivo decremento nell’ultimo anno in esame. L’azione di contrasto, dopo aver evidenziato una progressiva decrescita fino al valore più basso nel 2021 (59% di reati scoperti), nel 2022 fa rilevare una significativa inversione di tendenza, attestandosi al 67%. E’ quanto emerge dai dati sulle donne vittime di violenza elaborati dal Dipartimento della pubblica sicurezza-Direzione centrale della polizia criminale del Viminale.

In particolare, nel 2022, l’incidenza dei reati commessi risulta più elevata in Campania, Sicilia e Puglia. Le regioni in cui, invece, si registra un’incidenza minore sono il Veneto, il Trentino Alto Adige e le Marche. Procedendo a un approfondimento sulle vittime, nel 2022 continuano, in linea con il passato, a risultare predominanti quelle di genere femminile (74%). Di queste, il 96% sono maggiorenni e l’88% è di nazionalità italiana.

 

Nel caso dei maltrattamenti contro familiari e conviventi fino al 2021 si rileva un trend crescente dei reati commessi, che invece decrescono nel 2022. Allo stesso modo la relativa azione di contrasto, dopo aver evidenziato una progressiva decrescita fino al valore più basso nel 2021 (71% di reati scoperti), nel 2022 evidenzia un’inversione di tendenza, con un incremento della percentuale dei delitti scoperti, che si attesta al 77%. E’ quanto emerge dai dati sulle donne vittime di violenza elaborati dal Dipartimento della pubblica sicurezza-Direzione centrale della polizia criminale del Viminale.
Nel 2022 la Campania, la Sicilia e l’Emilia Romagna risultano le regioni con la più elevata incidenza dei reati commessi. Il Molise, la Valle d’Aosta e le Marche sono, invece, quelle in cui tale incidenza è più bassa. Continuano a risultare predominanti le vittime di genere femminile, che si attestano all’81%. Il 93% delle stesse sono maggiorenni e il 76% è di nazionalità italiana.

 

Calano nel 2022 i casi maltrattamenti contro familiari o conviventi, violenza sessuale e atti persecutori nei confronti di donne con disabilità. E’ quanto emerge dai dati sulle donne vittime di violenza elaborati dal Dipartimento della pubblica sicurezza-Direzione centrale della polizia criminale del Viminale. Nel 2022 sono 112 gli episodi di maltrattamenti contro familiari o conviventi commessi nei confronti di donne con disabilità. Per quanto riguarda la violenza sessuale, sono stati registrati 24 casi, che colpiscono maggiormente le donne con disabilità di tipo cognitivo con difficoltà a riconoscere l’abuso e a denunciarlo. Nei casi di violenza sessuale su donne con disabilità fisica, invece, l’autore del reato molto spesso approfitta della difficoltà a fuggire o opporre resistenza della vittima.

Sovente gli abusi sessuali vengono realizzati all’interno della famiglia o nelle strutture deputate alla cura e all’assistenza. Generalmente l’autore del reato è una persona vicina, che gode della fiducia della vittima, come un familiare, un amico, un operatore sanitario, un insegnante, un volontario o il caregiver. Con riferimento al reato di atti persecutori nel 2022 sono stati denunciati 9 episodi commessi da partner ed ex partner, ma anche da vicini o conoscenti della vittima. L’abuso dello stato di disabilità avviene anche on line, nei confronti di giovani donne contattate sui social network, circuite e indotte a produrre materiale sessualmente esplicito.

In alcuni casi si registrano richieste estorsive, anche di natura sessuale, sotto la minaccia di divulgare il materiale pornografico che ritrae la vittima. Va evidenziato, infine, che con riferimento a tale tipologia di reati, esiste una notevole cifra di sommerso per la difficoltà di denunciare da parte delle persone con disabilità, dovuta alla mancanza di alternative reali o percepite, alla paura di non ricevere sostegno, all’incapacità di chi riceve la richiesta d’aiuto di riconoscere quella particolare forma di violenza e documentarla in maniera adeguata. Bisogna, inoltre, considerare che la soddisfazione dei bisogni primari delle donne disabili è spesso affidata ad un’altra persona ed è proprio il timore di perdere questo supporto che pone le donne in una condizione di dipendenza e sottomissione, aumentando il rischio che le condotte violente rimangano celate.

 

 

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