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Dissesto idrogeologico: Taormina, un progetto per il Castello di Monte Tauro

PALERMO – Una vista mozzafiato sul versante ionico: a sud la vallata del fiume Alcantara e all’orizzonte le pendici dell’Etna per uno dei panorami più suggestivi dell’Isola. E’ quello che si può apprezzare dal castello arabo-normanno di Monte Tauro, a Taormina nel Messinese. La Struttura contro il dissesto idrogeologico, guidata dal governatore Nello Musumeci, ha programmato la messa in sicurezza della scalinata di accesso e il consolidamento del costone roccioso prospiciente.

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Ci troviamo nella Rocca del Tauro, che domina l’abitato di Taormina e il territorio circostante, sede del maniero di forma trapezoidale a 400 metri sul livello del mare: un sito da promuovere e da tutelare per il suo alto valore storico e turistico.
Ed è proprio questo l’obiettivo dell’intervento che si attende da molti anni e per il quale gli Uffici diretti da Maurizio Croce hanno gettato le basi, pubblicando la gara. Il termine per presentare le domande di partecipazione è stato fissato al 10 marzo prossimo.

La scalinata, che inizia dalla Chiesa della Madonna della Rocca e che si sviluppa fino all’ingresso, è in pessime condizioni: presenta avvallamenti e tratti irregolari, su un pendio con diverse fratture e una serie di discontinuità che ne condizionano la stabilità generale. L’opera è finalizzata alla mitigazione del rischio e a prevenire la caduta massi, consentendo il sicuro attraversamento e il raggiungimento della sommità del Castello.

Il progetto prevede il ripristino della scalinata, oltre alla riqualificazione dell’impianto di illuminazione pubblica con nove nuovi pali collegati alla rete elettrica esistente. Si procederà quindi con la posa in opera di una cordolatura in pietra di Taormina e con la collocazione di una ringhiera in corten per l’intera lunghezza. I lavori consistono nel consolidamento dell’area mediante tiranti in corrispondenza delle zone di parete con maggiore indice di rischio. Per le parti meno pericolose verranno impiegate reti paramassi, fissate con chiodature metalliche. A completare l’opera, l’asportazione del terreno di accumulo e della vegetazione presente e la rimozione del materiale lapideo disarticolato, oltre al disgaggio di blocchi pericolanti e ad un sistema di imbracatura con funi in acciaio.

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