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Salvo Rubulotta, ideatore Etna Bio Valley «Voglio ricostruire in Sicilia il sogno di un eco-villaggio»

«Non ho paura. Voglio ricominciare a credere nel mio sogno e rivoluzionare questa società distratta, consumista e assente. Ma davvero la nostra vita è solo un insieme di bollette e rate della macchina da pagare? Lavoriamo ogni giorno per estinguere il mutuo di una casa che lasciamo vuota perché costretti a trascorrere ore in ufficio». A parlare Salvo Rubulotta, uno degli ideatori di Etna Bio Valley, un sogno, un progetto e uno stile di vita alternativo che si stava concretizzando in un casolare di Randazzo, alle pendici dell’Etna, fino a quando poco più di un anno fa qualcuno si è introdotto nella struttura tagliando le tegole e dando fuoco all’abitazione.

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«Etna Bio Valley è un progetto di microimpresa ecosostenibile – spiega Rubulotta -. Un ideale che nasce dal bisogno di dire no al consumismo e ricercare uno stile di vita sano e attento all’ambiente. Il nome dell’eco-villaggio è una combinazione di significati: Etna perché vogliamo trovare spazio sull’Etna dove di fatto ci sono tanti casolari chiusi che potrebbero essere rigenerati e messi al servizio della comunità, Bio non da biologico ma vita e Valley perché come una Silicon Valley mi piacerebbe fare da spin-off a quelle iniziative che migliorano la qualità di vita delle persone».

Etna Bio Valley è il sogno di un giovane catanese, che dopo anni trascorsi tra Londra e Montecarlo, decide di investire tempo e risorse in Sicilia. L’iniziativa prende spunto da un video divenuto virale, realizzato da Rubulotta dopo la protesta dei Forconi che nel 2012 investe l’isola, provocando una vera e propria crisi a causa della mancanza di carburante. «Non potevo accettare – dichiara il giovane – che migliaia e miglia di persone fossero in fila per procurarsi un po’ di benzina. Ho fatto delle ricerche ricavando importanti informazioni su come produrre il biodiesel dall’olio di semi esausto. Sono stato contattato da tanti ragazzi che condividevano con me idee e modelli di vita alternativi».

Nasce così il villaggio eco-sostenibile che si muove prima nella zona di Fornazzo, una frazione nel comune di Milo, e poi a Randazzo. All’interno giovani under 30 che creano “uno Stato fuori dallo Stato” basato sull’autosufficienza alimentare, dove l’80% del cibo è prodotto all’interno del villaggio, dall’autoproduzione energetica ricavata dall’installazione di pannelli fotovoltaici e dal lavoro collettivo. «Lo slogan del progetto – aggiunge l’ideatore – è life in progress e non work in progress. Ci fanno credere che il lavoro sia tutto ma noi under 30 siamo la generazione della pensione mai: come possiamo basare la nostra vita sul lavoro? Perché fare enormi sacrifici per non ottenere nulla?»

Il tempo è il cuore del progetto. Qui notai, avvocati, idraulici e meccanici hanno la stessa valenza purché disposti a impiegare il proprio tempo per contribuire all’equilibrio e al mantenimento del villaggio. C’era chi produceva orto biologico, chi realizzava sapone fatto in casa e chi invece praticava ippoterapia. Tanti i modi per costruire un villaggio sostenibile dove la felicità non è una chimera ma qualcosa di reale e concreto.

«Viviamo in una società che non si accontenta mai – aggiunge Rubulotta -. Se sei fidanzato ti chiedono quando ti sposi? Se sei sposato tutti domandano quando hai intenzione di fare un figlio? Come se la vita fosse un continuo programmare sentimenti. E il presente? Assaporarsi la vita. Pianificare le giornate non in relazione ad oggetti che fuggono via e si distruggono, ma in funzione del tempo e della nostra felicità. È questo Etna Bio Valley».

Un sogno che si stava realizzando quando prima i giornalisti di Italia che cambia e poi due giovani viaggiatrici sono stati ospitati nel villaggio offrendo il proprio tempo per svolgere attività in cambio di vitto e alloggio. Ma nella notte tra il 29 e il 30 maggio 2017 questo sogno si spezza: le giovani viaggiatrici non trascorrono la notte al villaggio e qualcuno entra in struttura distruggendo tutto. Le indagini parlano di incendio doloso ma tanti gli interrogativi a cui Rubulotta ha cercato di dare risposta. «Ho motivo di credere che dietro l’incendio doloso ci sia la criminalità organizzata e che qualcuno abbia costretto le due ragazze ad allontanarsi dal villaggio durante la notte. Ma il passato è passato. Adesso sono pronto a ricominciare», afferma Rubulotta.

Da qualche settimana il giovane ha lanciato un appello sui social per credere di nuovo nel suo progetto. «Ci sono tanti casolari e terreni abbandonati – conclude –. Sarebbe bello che qualcuno mi dia la possibilità di rigenerare questi spazi inabitati e creare quella parentesi felice in una società individualista e consumista. Credo nella mia idea: un mondo diverso è possibile. Sono convinto che non è il profitto economico a generare benessere ma lo spirito, il confronto autentico con l’altro e la crescita umana. Realizzare questo sogno all’estero è più facile, ma io voglio lottare in Sicilia. È una sfida che lancio prima di tutto a me stesso».

 

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